Sono passati 5 anni dall'uscita di questo romanzo nelle librerie e finalmente possiamo dirvi cosa ne pensiamo. Se vi interessa la nostra opinione su "I morti viventi", ultimo lavoro di George A. Romero (completato alla sua morte da Daniel Kraus), non avete che da continuare a leggere.
Vi ricordiamo che tutte le nostre news su questo romanzo le trovate cliccando qui.
Inizio subito dicendo che non sappiamo esattamente dove, in questo corposo romanzo (688 pagine), finisca l'idea di Romero ed inizi quella di Kraus, ma dall'interessantissima postfazione del co-autore possiamo farci un'idea di come la prima parte (quella sui primi giorni dell'epidemia) sia, per quanto pesantemente rimaneggiata, principalmente frutto del compianto "zietto George", mentre la seconda (divisa in 2 atti: uno ambientato 11 anni dopo il Paziente Zero e l'altro 15 anni dallo stesso) debba quasi tutto a Kraus (che ha cercato non solo di rimanere fedele agli appunti di Romero, ma anche al suo pensiero: attingendo a piene man da interviste, scritti, commenti audio ai film ed a qualsiasi cosa potesse ricondursi all'idea del Maestro in merito alle sue creature).
La storia, che parte dal 23 Ottobre di un anno imprecisato (ma che possiamo collocare tra il 2015 ed il 2020), quando assistiamo alla resurrezione del Paziente Zero, segue numerosi personaggi distanti tra loro: una funzionaria/archivista pubblica, degli anatomopatologi (che scoprono il Paziente Zero e come abbatterlo), un ufficiale ed un pilota di marina (con lom sfondo del personale di una portaerei), giornalisti televisivi e ragazzi dei sobborghi.
I capitoli appassionano e approfondiscono la "psicologia" degli Zombie (un interessante capitolo ambientato sulla portaerei ci offre uno spaccato di cosa succede nella mente di un risorto; idea che, sempre leggendo la postfazione, dovrebbe essere in gran parte di Romero). Una nota negativa, ovviamente secondo il giudizio di chi scrive, è l'eccessiva critica sociale: ogni personaggio è, o è stato, oggetto di discriminazione (perchè messicano, gay, asiatico, nero, donna, etc.) e questo porta ad un eccesso di analisi sull'incapacità umana di andare d'accordo (e quindi sui problemi che nascono quando le convenzioni sociali crollano)... tutte idee che, se sintetizzate, avrebbero reso la narrazione molto più veloce (e molto più piacevole per chi è stufo di trovare simili tematiche in ogni dove).
Quando ci si sposta nel futuro la situazione di critica sociale "peggiora": troviamo infatti un mondo in cui alcune colonie autodistruttive si dedicano allo sfruttamento dei non-morti, praticando la legge del più forte sui viventi, mentre altri avamposti mirino ad un nuovo inizio in simbiosi con gli Zombie (dove ognuna delle 2 specie si ricava una propria nicchia senza sconfinare)... quella dell'eccessiva umanizzazione dei non-morti è un'idea, senza dubbio in linea con il pensiero di Romero (basti pensare al finale de "La terra dei Morti Viventi" aka "Land of the Dead"), che molti potrebbero trovare un po' troppo hippy e, soprattutto, poco credibile in un mondo apocalittico.
Abbiamo visto che, come da tradizione romeriana, l'uomo possa risultare pericoloso tanto quanto gli Zombie (se non peggiore), ma altrettanto tradizionale è la perdita di alcuni personaggi a cui ci si era affezionati. Mentre risulta un po' forzata la sopravvivenza di altri (il deus ex machina che permette, quasi come in una puntata di The Walking Dead, ai sopravvissuti di attraversare gli Stati Uniti ormai in mano agli Zombie toglie parte della credibilità ad alcune storie).
Oltre alla psicologia non-morta, di cui abbiamo parlato poco sopra, troviamo anche alcune interesanti informazioni sulla trasformazione degli infetti: se già sapevamo dalle pellicole che il tempo di trasformazione di un defunto può variare, nel libro scopriamo come anche l'infezione di un vivente segue uno sviluppo unico per ogni individuo (per cui la morte/trasformazione può sopraggiungere dopo pochi minuti dall'infezione come dopo giorni di agonia). Interessante è anche la tematica su possibili animali Zombie (sempre basata sulle idee di Romero: sia da parti di sceneggiatura non portate su pellicola, che da alcune idee viste nel fumetto Toe Tags).
Chiudo segnalando come non manchino numerosi riferimenti ai film di Romero... sarete così fan da coglierli tutti?!?
Conclusione: una lettura consigliatissima ai fan del regista di Pittsburgh, ma che potrebbe pesare a chi mal digerisce le tematiche "woke".
Vi ricordiamo che tutte le nostre news su questo romanzo le trovate cliccando qui.
Inizio subito dicendo che non sappiamo esattamente dove, in questo corposo romanzo (688 pagine), finisca l'idea di Romero ed inizi quella di Kraus, ma dall'interessantissima postfazione del co-autore possiamo farci un'idea di come la prima parte (quella sui primi giorni dell'epidemia) sia, per quanto pesantemente rimaneggiata, principalmente frutto del compianto "zietto George", mentre la seconda (divisa in 2 atti: uno ambientato 11 anni dopo il Paziente Zero e l'altro 15 anni dallo stesso) debba quasi tutto a Kraus (che ha cercato non solo di rimanere fedele agli appunti di Romero, ma anche al suo pensiero: attingendo a piene man da interviste, scritti, commenti audio ai film ed a qualsiasi cosa potesse ricondursi all'idea del Maestro in merito alle sue creature).
La storia, che parte dal 23 Ottobre di un anno imprecisato (ma che possiamo collocare tra il 2015 ed il 2020), quando assistiamo alla resurrezione del Paziente Zero, segue numerosi personaggi distanti tra loro: una funzionaria/archivista pubblica, degli anatomopatologi (che scoprono il Paziente Zero e come abbatterlo), un ufficiale ed un pilota di marina (con lom sfondo del personale di una portaerei), giornalisti televisivi e ragazzi dei sobborghi.
I capitoli appassionano e approfondiscono la "psicologia" degli Zombie (un interessante capitolo ambientato sulla portaerei ci offre uno spaccato di cosa succede nella mente di un risorto; idea che, sempre leggendo la postfazione, dovrebbe essere in gran parte di Romero). Una nota negativa, ovviamente secondo il giudizio di chi scrive, è l'eccessiva critica sociale: ogni personaggio è, o è stato, oggetto di discriminazione (perchè messicano, gay, asiatico, nero, donna, etc.) e questo porta ad un eccesso di analisi sull'incapacità umana di andare d'accordo (e quindi sui problemi che nascono quando le convenzioni sociali crollano)... tutte idee che, se sintetizzate, avrebbero reso la narrazione molto più veloce (e molto più piacevole per chi è stufo di trovare simili tematiche in ogni dove).
Quando ci si sposta nel futuro la situazione di critica sociale "peggiora": troviamo infatti un mondo in cui alcune colonie autodistruttive si dedicano allo sfruttamento dei non-morti, praticando la legge del più forte sui viventi, mentre altri avamposti mirino ad un nuovo inizio in simbiosi con gli Zombie (dove ognuna delle 2 specie si ricava una propria nicchia senza sconfinare)... quella dell'eccessiva umanizzazione dei non-morti è un'idea, senza dubbio in linea con il pensiero di Romero (basti pensare al finale de "La terra dei Morti Viventi" aka "Land of the Dead"), che molti potrebbero trovare un po' troppo hippy e, soprattutto, poco credibile in un mondo apocalittico.
Abbiamo visto che, come da tradizione romeriana, l'uomo possa risultare pericoloso tanto quanto gli Zombie (se non peggiore), ma altrettanto tradizionale è la perdita di alcuni personaggi a cui ci si era affezionati. Mentre risulta un po' forzata la sopravvivenza di altri (il deus ex machina che permette, quasi come in una puntata di The Walking Dead, ai sopravvissuti di attraversare gli Stati Uniti ormai in mano agli Zombie toglie parte della credibilità ad alcune storie).
Oltre alla psicologia non-morta, di cui abbiamo parlato poco sopra, troviamo anche alcune interesanti informazioni sulla trasformazione degli infetti: se già sapevamo dalle pellicole che il tempo di trasformazione di un defunto può variare, nel libro scopriamo come anche l'infezione di un vivente segue uno sviluppo unico per ogni individuo (per cui la morte/trasformazione può sopraggiungere dopo pochi minuti dall'infezione come dopo giorni di agonia). Interessante è anche la tematica su possibili animali Zombie (sempre basata sulle idee di Romero: sia da parti di sceneggiatura non portate su pellicola, che da alcune idee viste nel fumetto Toe Tags).
Chiudo segnalando come non manchino numerosi riferimenti ai film di Romero... sarete così fan da coglierli tutti?!?
Conclusione: una lettura consigliatissima ai fan del regista di Pittsburgh, ma che potrebbe pesare a chi mal digerisce le tematiche "woke".

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